Se la possibilità di attivare strategie SEO per la corretta e funzionale massimizzazione delle visite dei nostri contenuti online dipendesse solo dalle strategie di codificazione informatica o dagli studi di sociologia pubblicitaria, taglieremmo fuori una larga fetta di utenti che giungono al nostro contenuto non perché hanno digitato le esatte parole chiave, bensì perché rinviati ad esso tramite altri siti o altre pagine.
Questa tecnica di correlazione stretta tra pagine che trattano argomenti similari è parte integrante della rete di comunicazioni data dal web, e va sotto il nome di link building (letteralmente “costruzione di collegamenti”).
La link building è una delle branche del SEO, e serve ad aumentare le visualizzazioni di un sito tramite l’appoggio a link esterni. Se noi entrassimo in una stanza con una maglietta gialla mentre tutti gli altri sono vestiti di nero, è molto probabile, se non quasi sicuro, che tutti gli occhi sarebbero puntati su di noi. Le persone si farebbero un’idea di noi (giusta o sbagliata che sia) credendo che siamo delle persone molto sicure di noi stesse per indossare un colore così difficile come il giallo, o magari andrebbero a speculare su risvolti psicologici di un’allegria innata; comunque, nella migliore delle ipotesi, diventeremmo il centro d’interesse della stanza, e molto probabilmente qualcuno ci verrebbe a chiedere dove abbiamo comprato quella maglietta.
La tecnica della link building si basa esattamente su questo principio, ovvero cerca di veicolare un interesse degli utenti di internet verso un contenuto (nell’esempio esso è la nostra maglietta gialla), suggerendo poi loro che potrebbero avere voglia, o bisogno, di leggere una pagina con un contenuto molto simile, per ampliare i propri orizzonti di ricerca o per farsi un’idea più specifica dell’oggetto che si sta cercando (nella nostra storiella questo sarebbe la richiesta del negozio di provenienza). Si crea, così, una rete interconnessa di pagine e risorse accomunate da contenuti affini, che si rimandano l’una con l’altra come in un gioco di specchi.
Tuttavia, uno degli errori più comuni di chi si muove nel mondo del SEO da inesperto è pensare che all’aumentare dei link esterni di pagine che godono di moltissime visualizzazioni (in gergo tecnico si dice backlink con PageRank elevato, ovvero link imprescindibili con un tasso di visite quotidianamente altissimo) aumentino automaticamente anche le visite alla propria pagina. Bisogna, invece, tenere conto del fatto che spesso le stime di PageRank non sono precise, e che non sempre paga rimandare a pagine plurinote e visualizzate da milioni di utenti, in quanto il processo contrario potrebbe non funzionare così bene: quale utente che ha letto un contenuto simile al vostro su una pagina popolarissima e apparentemente esauriente sente la necessità di visualizzare un’altra pagina con un contenuto simile ma semisconosciuta e che, nella migliore delle ipotesi, non potrà dirgli nulla di nuovo rispetto a quello che già sa? Bisogna sottolineare che spesso l’acquisizione di nuovi link correlati avviene senza il diretto intervento del programmatore informatico del sito, in maniera del tutto spontanea, per una sorta di affinità elettiva di ricerche da parte degli utenti.
Ancora da sottolineare è il fatto che un bravo web master debba curarsi di indagare quali sono gli scopi dei link esterni simili al suo sito, per evitare di incappare in siti spam che farebbero precipitare le visite del suo stesso sito, in quanto gli utenti, una volta accortisi che per tentare di ampliare le proprie ricerche incapperebbero in spam o siti pericolosi, smetterebbero semplicemente di visualizzare quel contenuto, che presto sarebbe ridotto all’obsolescenza della rete. Pertanto, un’opera positiva di aggiunta di nuovi link va sempre abbinata a un monitoraggio costante e un’attività di rimozione dei link inadatti.